Festa delle Forze Armate e obbligo di accoglienza

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Condivido qui il discorso che ho tenuto per le celebrazioni del 4 Novembre 2015

Celebriamo la ricorrenza del 4 novembre in ricordo della vittoria conseguita dalle truppe italiane nel 1918 che pose fine alla prima guerra mondiale portando alla tanto agognata unificazione dell’Italia.

La commemorazione del 4 novembre ci aiuta a tener viva la memoria, a non dimenticare le persone che hanno dato la vita per la nostra patria, ci aiuta a tener vivo almeno nei nostri ricordi e pensieri chi ha sofferto e chi è morto al fronte e di conseguenza anche le famiglie, le mogli, le madri, i padri, i figli di quei giovani ragazzi di Braone, e di tutta Italia, che hanno perso la vita in quegli orribili anni.

Stamane nel suo discorso il presidente della Repubblica Mattarella ha ricordato l’importanza che hanno le nostre forze armate in numerose operazioni militari in tutto il mondo:

la comunità internazionale, nel cui ambito il contributo militare italiano trova collocazione, unanimemente riconosce, ai nostri uomini e alle nostre donne in uniforme, grande preparazione professionale e straordinaria capacità di interazione con il tessuto sociale locale e si attesta la capacità del soldato italiano di saper coniugare valore e coraggio con altruismo e generosità e, nello stesso tempo, con prestigio e autorevolezza.

Si celebrano quindi oggi la fine della prima guerra mondiale, le nostre forze armate e l’unità nazionale. Questa celebrazione la viviamo al termine di un anno in cui si è ricordato, con dolore, il centenario di questa guerra che è stata atroce e che ha decimato i ragazzi di allora. Sono stati molti gli eventi, anche nel nostro piccolo paese, che hanno voluto celebrare questo dolore e hanno voluto porre attenzione sui danni che una guerra può provocare.

Proprio ricordando questa guerra, accostandola anche alla seconda guerra mondiale, dovrebbe essere vivo in noi un sentimento di compassione che può accomunarci a tante popolazioni che proprio in questi giorni, in queste ore, probabilmente proprio mentre sto parlando, scappano da guerre fratricide e da situazioni di imminente pericolo che le spingono a cercare riparo in terre di pace: la nostra Europa.

Sono vive sicuramente in tutti noi le immagini che la stampa internazionale ripropone di quelle migliaia e migliaia di famiglie, giovani e meno giovani, che scappano dalla Siria o dall’Africa o da altri paesi sotto assedio dalla follia umana, che marciano per mesi dirigendosi verso l’est Europa o che tentano la traversata del Mediterraneo per approdare in Italia o in Grecia, troppo spesso incontrando la morte.

Sono altre sì diversi i sentimenti che probabilmente animano ognuno di noi: compassione per la loro situazione, comprensione del desiderio di ricerca di una vita migliore, ma anche paura e diffidenza che ho percepito in alcuni di voi con il quale mi sono confrontato in questi giorni.

Paura e diffidenza del diverso: diversità culturale, diversità magari anche religiosa, differenza di stili di vita e, purtroppo per qualcuno rilevante, un differente colore di pelle. In alcuni ho percepito timore di non essere in grado di aiutare in un momento in cui la nostra Italia ha essa stessa bisogno di aiuto. Sono paure e timori che si possono capire in buona parte e che sicuramente devono essere presi in considerazione: la gestione di questi richiedenti asilo deve essere attenta verso agli interessi dei profughi ma anche della comunità accogliente; questo è doveroso per tutti gli attori coinvolti e così sarà almeno nel nostro paese.

A chi nutre queste paure e diffidenze chiedo però di fermarsi un attimo e di valutare se davvero l’Europa, o l’Italia, possa rimanere inerme ignorando il bisogno di queste popolazioni. Mi chiedo come potremmo semplicemente “voltarci dall’altra parte” proprio noi Italiani universalmente riconosciuti come popolo in grado di accogliere in patria e di portare la pace nelle terre dove la pace non c’è più. Lo abbiamo detto poco fa: le nostre forze armate sono universalmente riconosciute come portatori di ottime capacità di “pacekeeping”, mantenimento della pace.

Nel celebrare oggi quindi la fine della prima guerra mondiale, nel celebrare e festeggiare le nostre forze armate, proviamo a fare uno sforzo preparandoci ad essere accoglienti per chi scappa proprio da quello di cui oggi festeggiamo la fine.

In molti ritengono la nostra Costituzione come una delle migliori del mondo, non so se sia davvero così, ma di sicuro ogni italiano dovrebbe far di tutto per proteggerla, rispettarla ed attuarla: proviamo quindi assieme a dare attuazione ad ogni sua articolazione, partendo in questi giorni pensando al decimo articolo della nostra costituzione:

Articolo 10 della Costituzione Italiana

[…]

La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali.

Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge.

[…]

Viva il 4 Novembre, viva l’Italia.

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