Le donne della Resistenza e la nuova Resistenza

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Discorso pronunciato in occasione delle Celebrazioni del 25 Aprile 2019 (in realtà la cerimonia si è tenuta all’interno della Chiesa parrocchiale a causa delle avverse condizioni atmosferiche)

Siamo qui riuniti stasera per celebrare, come è doveroso farlo ogni anno, la festa della liberazione. Ricorre oggi il 74° anniversario del 25 aprile 1945, giorno in cui il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) proclamò l’insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti, indicando a tutte le forze partigiane attive nel Nord Italia facenti parte del Corpo Volontari della Libertà di attaccare i presidi fascisti e tedeschi imponendo la resa, giorni prima dell’arrivo delle truppe alleate; simbolicamente questo giorno viene visto come quello della fine della seconda guerra mondiale e vittoria della resistenza partigiana sugli oppressori.

Stamattina ho partecipato con commozione alla cerimonia comprensoriale che si è tenuta a Cerveno, dove i bambini della scuola primaria hanno cantato l’Inno di Mameli e la canzone simbolo della resistenza “Bella Ciao”. Questa canzone è infatti simbolo di questo giorno e dobbiamo stare attenti a non farla ghettizzare come canzone politica che rappresenta solo la sinistra. No, questa è la canzone simbolo della resistenza italiana verso l’oppressore, simbolo della resistenza partigiana contro chi voleva rendere l’Italia una nazione di oppressi senza libertà e dignità. “Bella Ciao” è la canzone simbolo dei valori della resistenza, valori e principi di cui è intrisa la nostra Costituzione ed è stato bello quindi sentirla cantare a gran voce dai bambini di Cerveno e dai presenti alla cerimonia.

Questa è una canzone che in tutto il mondo ha assunto gli stessi valori ed è presa a simbolo della resistenza contro chi vuole limitare i diritti umani e la libertà personale: basta fare una ricerca in internet e vedrete che è stata cantata pochi anni fa ad Instambul in Turchia, dai manifestanti che chiedevano ad Erdogan più democrazia, purtroppo non ottenendola, o dai ragazzi simbolo della richiesta di maggiore umanità della finanza di “Occupay Wall Street” a New York, o ancora nelle manifestazioni in Grecia che chiedevano un riscatto e una rinascita dalla crisi e in molte altre occasioni ed oggi dai movimenti ambientalisti di tutto il mondo per chiedere alle coscienze di svegliarsi per salvare il nostro pianeta da noi stessi.

E non so se è un caso, ma verificatelo voi stessi, cercate i video di queste manifestazioni e vedrete sempre una massiccia presenza femminile. E come ora anche allora le donne hanno avuto un ruolo importante nella resistenza ed è proprio per questo che stamane a Cerveno si sono volute ricordare soprattutto le donne della resistenza, ricordando i loro nomi, le loro storie, il loro quotidiano lavoro per la resistenza, dedicando una via del paese alle “donne della resistenza”. Bellissima scelta in questo momento dove le donne stanno cercando giustamente di rivendicare diritti e il riconoscimento di persone valide al di là delle scelte personali di ognuna. Anche questa è, concedetemelo, resistenza.

Vorrei anche io quindi rivolgere un pensiero alle donne della resistenza, ricordando il sacrificio e il coraggio di tutte le staffette che hanno percorso le strade della Vallecamonica per portare messaggi e cibo ai partigiani che si stavano nascondendo ed organizzando sulle nostre montagne, non rischiando probabilmente di meno dei loro fratelli, padri, mariti o figli armati. A loro deve andare oggi il nostro riconoscimento, non solo ai caduti in guerra che qui troviamo elencati sul nostro monumento, ma anche a loro, donne di coraggio, di forza, di valore, che hanno saputo dare il loro contributo per ciò che ritenevano giusto e doveroso fare: adoperarsi per la resistenza. E proprio per ricordare loro fra poco pianteremo sotto l’ulivo dedicato alle vittime delle mafie e dei soprusi il fiore che stamane i bambini di Cerveno mi hanno consegnato come simbolo del contributo delle donne della Resistenza.

Purtroppo ancora oggi le donne devono lavorare più degli uomini per riuscire a raggiungere i propri obbiettivi, a volte soffocati dalla nostra società. E spesso nemmeno vengono prese in considerazione, come forse troppo spesso è accaduto alle donne della resistenza.

La nostra Costituzione, nata dalle ceneri dell’Italia distrutta e lacerata dalla guerra e dal fascismo, intrisa dei valori della resistenza, è oggi, o forse meglio dovrebbe essere oggi, faro di ogni nostra azione, politica e sociale, lavorativa e quotidiana: nulla dovrebbe essere fatto senza tener ben presente la nostra Costituzione. Lì è scritto il nostro codice genetico, lì dobbiamo trovare il faro che deve condurci, lì dobbiamo prendere ispirazione.

E così come nella Costituzione è chiara la scelta di portare avanti la parità di genere, scritta nero su bianco in quelle importantissime pagine, così anche noi oggi dobbiamo farci promotori di questo importante valore ricordando che le donne sono importanti, come tutti, in quanto essere umani, e non solo perché madri o mogli. La dignità di una donna, come di qualsiasi altro individuo, deve essere riconosciuta in quanto essere umano, e non solo perché incastrata in un ruolo che qualcuno vuole affidargli.

E come successe durante la resistenza spero che anche oggi le donne possano emergere e dare ancora un più forte contributo per migliorare la nostra società, auspicando un loro intervento contro un innegabile ondata nera che sta travolgendo l’europa e purtroppo anche l’Italia. Possiamo per esempio ricordare che 3 giorni fa è stata danneggiata con il fuoco la statua in legno eretta vicino a milano in onore di una donna della resistenza, la staffetta partigiana Giulia Lombardi, uccisa a 22 anni dai fascisti nel 1944. Oppure che c’è un viceministro oggi che si permette di denigrare il 25 Aprile, scegliendo provocatoriamente di ignorare le celebrazioni della festa della liberazione, deve farci suonare un campanello di allarme. O che un ministro oggi abbia la forza politica e il coraggio di inneggiare al modello Americano sulla liberalizzazione delle armi. E chissà, forse non è nemmeno un caso si stia parlando della stessa persona.

Che le donne siano promotrici di un ritorno della resistenza verso chi vuole privarci della libertà, che dietro la loro forza innegabile ognuno di noi possa trovare riparo da chi vuole ridurci solamente ad elettori da solleticare nelle paure e ignorando il vero bene comune.

I valori della resistenza devono, partendo dai bambini probabilmente, sino a noi adulti, indipendentemente dal proprio pensiero politico, accendere in tutti noi la volontà di tenere viva la libertà e la pace, perché come disse il Presidente Sandro Pertini “E’ meglio la peggiore delle democrazie della migliore di tutte le dittature.” Quegli stessi valori, che ogni anno ricordiamo il 25 Aprile, ma che per assonanza ricordiamo anche nel giorno della memoria, ci facciano riconoscere e capire che nessuno di noi deve ignorare un altro essere umano che soffre, dovunque esso sia, di qualunque colore sia, di qualsiasi nazione sia.

Stamattina i bambini di Cerveno hanno letto estratti del libro di Enrichetta, partigiana Cervenese, che raccontava come venne arrestata dai fascisti, portata prima a brescia con il trenino della Vallecamonica, e dopo un periodo di prigionia, portata in campi di detenzione con i purtroppo conosciuti treni formati da carri del bestiame. Un bambino, commosso ed arrabbiato, ha concluso il suo intervento chiedendo a noi adulti “Perché nessuno ha fermato quei treni”. Spero davvero che la situazione cambi velocemente altrimenti i nostri figli, fra qualche anno, leggeranno i libri e i racconti, che già oggi conosciamo, delle sfortunate vittime dei lager libici e chiederanno “perchè l’Europa ha voltato la faccia dall’altra parte, perchè li avete lasciati morire in mare, perchè avete chiuso i porti lasciandoli marcire nei lager libici”

Spero che questo non accada.

Viva le donne e gli uomini della Resistenza, Viva la Costituzione e il 25 Aprile, Viva l’Italia

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